lunedì 22 agosto 2011

Per Investire occorre essere Intelligenti? Isaac Newton non compro' le Apple...


per diventare degli Ottimi Investitori occorre essere intelligenti?


occorre un Diploma, una Laurea oppure un dottorato?

mi sono spesso chiesto se con le mie credenziali sarei mai riuscito a diventare un'ottimo Investitore, investendo in Titoli Azionari, Valute, Indici...

per non omettere Altri Asset..

la mia risposta e' spesso stata affermativa.

per divenire ottimi investitori occorre avere quantomeno una Laurea!

un Laureato ne sa di piu' e' piu' colto e'maggiormente preparato...

allora ho cercato qualcosa per capire meglio..

vi giro questo Articolo..
Isaac Newton non compro' le Apple

La storia si colloca nel 1720 e riguarda Sir Isaac Newton, uno degli uomini più geniali che siano mai esistiti. Nel 1720 era in corso, in Inghilterra, una grande bolla speculativa, incentrata su un titolo azionario di enorme successo, la South Sea Company. Come in tutte le bolle, l’entusiasmo degli investitori era sostenuto da un fenomeno reale di promettente trasformazione del mondo – e cioè, in quel caso, il crescente affermarsi della Gran Bretagna come potenza navale e coloniale – e da una frode che si nutriva della lieta credulità della gente. I risultati strabilianti della South Sea Company nascondevano infatti un banale schema di Ponzi, analogo, per fare un esempio attuale, agli inganni perpetrati dal finanziere Bernard Madoff.

Tra la folla che speculava sui destini della South Sea Company c’era dunque il settantasettenne Newton, famoso, ricco e ancora intellettualmente brillante (il grande e longevo scienziato morì sette anni dopo, nel 1727). Nell’aprile, con la bolla ormai al picco, Newton, lamentando di “saper calcolare i movimenti dei corpi celesti ma non la follia della gente”, cedette le sue azioni per un ragguardevole profitto di 7mila sterline – il 100% dell’investimento iniziale. Risucchiato però dall’entusiasmo generale, finì per riacquistare il titolo poco prima che la bolla esplodesse con gran fragore nel settembre dello stesso anno. La minusvalenza, questa volta, fu di 20mila sterline – una somma pari ad alcuni milioni di euro di oggi. Per il resto della vita, Newton non consentì più ad alcuno di pronunciare le parole “South Sea” in sua presenza.

Non è dunque su un enorme quoziente d’intelligenza che si fonda un approccio intelligente all’investimento azionario. Ci vuole, prima di tutto, qualcos’altro. Vediamo di che si tratta facendo ricorso alle conclusioni del capitolo ottavo di The Intelligent Investor. Il libro, purtroppo, non è mai stato pubblicato in Italia. Quella che segue è una mia traduzione.





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