Articolo tratto da Finanze.net.
molto interessante!
"La newsletter di John Stephenson del 26 Settembre 2011"
Precipizio?
L'economia globale e la borsa si trovano sull'orlo di un'altra crisi finanziaria che potrebbe eguagliare quella del 2008/2009. I funzionari dell'Unione Europea le stanno pensando tutte per trovare un rimedio al sempre più probabile fallimento del debito greco. Venerdì, il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, ha dichiarato che l'Europa è pronta ad utilizz! are una leva sino a sei volte per l'EFSF, (il Fondo europeo di stabilità finanziaria), ciò equivale a dire che l'Unione Europea è in grado di garantire non più del 20% dei debiti dei paesi a rischio.
Lo scorso fine settimana, il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner, ha centrato la riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) a Washington, sul rischio di fallimento dell'accordo europeo per il salvataggio della Grecia titolandolo "fallimenti a catena, corse agli sportelli e rischi catastrofici". Intanto, mentre i politici cercano di spostare il più avanti possibile il tempo dei fallimenti, l'indebitamento in Europa e la disoccupazione negli Stati Uniti stanno spingendo il mondo verso la recessione, la cui minaccia spinge ad una massiccia vendita di azioni allo scoperto.
Per più di un anno e mezzo, i funzionari dell'Unione Europea hanno escogitato qualsiasi genere di stratagemmi, quasi sempre di facciat! a, per evitare l'insolvenza della Grecia. In cambio dei 110 miliardi di euro del piano di salvataggio, i creditori europei e il FMI (Fondo Monetario Internazionale) speravano che la Grecia potesse applicare un piano di austerità in grado di risanare i conti, utopistico se associato a un'economia in calo e a un settore privato anch'esso in contrazione. Infatti, il governo Greco ha speso più soldi nei primi otto mesi di quest'anno che in tutto il 2010, alimentando la speculazione sul fatto che non si riuscisse a raddrizzare il problema.
Nei piani di austerità non si fa altro che aumentare le tasse e tagliare le spese, ma scarsa attenzione è data a misure per la crescita. E per l'economia moribonda della Grecia, che si è contratta del 4.5% nel 2010 e presumibilmente di un altro 5% quest'anno, una totale assenza di stimoli porterà ad una situazione ancora peggiore. La disoccupazione è volata alle stelle e i Greci sono scesi in piazza tra rivolte e proteste, sfociate anche nel! sangue.
Con la Grecia sull'orlo del fallimento, una recessione europea pare probabile e con un'Italia sempre più indebitata, un paese troppo grande da salvare, avanza lo spettro di un'enorme crisi bancaria, che attraverserebbe in un attimo l'Atlantico, raggiungendo una dimensione che porterebbe a picco con sé banche e mercati di tutto il mondo. A rendere lo scenario ancora più fosco, c'è il fatto che non si sa se il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF), meccanismo che oggi dovrebbe poter contare su circa duecentocinquanta miliardi di garanzie, sarebbe in grado di far fronte allo scenario più negativo. L'Italia, il secondo paese più indebitato dell'Euro-zona, ha l'incredibile cifra di 2200 miliardi di dollari di debito. In base alle garanzie del EFSF le banche tedesche avrebbero non più di 70 miliardi di euro da spendere nei titoli di stato italiani, irlandesi, greci, portoghesi e spagnoli; la quota già detenuta nei loro bilanci ha un valore attuale di 500 miliar! di di euro, che è considerevolmente inferiore di quello riportato in base al prezzo di acquisto.
Settimana scorsa, il Fondo Monetario Internazionale, ha allarmato tutti dicendo che questa crisi europea del debito ha generato un rischio di credito per le banche del continente, che supera i 300 miliardi di euro, che dovrebbe portare ad immediate ricapitalizzazioni. Solitamente le crisi bancarie vengono risolte con un salvataggio da parte dello stato, ma nella maggior parte dei paesi europei gli stati sono talmente indebitati, che i problemi del settore bancario non sembrano proprio risolvibili.
Ciò ha reso evidente la necessità che i politici europei facciano qualcosa e che lo facciano presto. Come se non bastasse, ci si è messa anche la Federal Reserve, secondo la quale, data la loro previsione di modesta crescita, ci sarà un "significativo aggravarsi dei rischi". Per di più, i legislatori americani, democratici e repubblicani, si sono messi a litigare senza dare segn! i di una possibile cooperazione verso misure importanti.
I mercati, che sono sempre stati un passo avanti rispetto alla previsione dei politici in Europa, ci dicono che c'è quantomeno un 94% di possibilità che la Grecia fallisca. Gli investitori hanno bisogno di credere che i "policy maker" possano attuare un serio piano di salvataggio, abbastanza grande da prendersi carico dei bond greci, portoghesi, spagnoli, italiani e da salvare le banche europee. Tutto ciò però, pare al quanto improbabile.
Con un'altra crisi finanziaria in avvicinamento, gli investitori dovrebbero prendere la posizione più difensiva possibile, aumentare la liquidità, vendere titoli in società minori e concentrarsi sulla qualità. L'oro luccicherà ancora, ma per ora c'è da attendersi diverse giornate con cadute da cento dollari l'oncia.
John Stephenson
Autore del Piccolo Libro per Investire nelle Materie Prime
molto interessante!
"La newsletter di John Stephenson del 26 Settembre 2011"
Precipizio?
L'economia globale e la borsa si trovano sull'orlo di un'altra crisi finanziaria che potrebbe eguagliare quella del 2008/2009. I funzionari dell'Unione Europea le stanno pensando tutte per trovare un rimedio al sempre più probabile fallimento del debito greco. Venerdì, il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, ha dichiarato che l'Europa è pronta ad utilizz! are una leva sino a sei volte per l'EFSF, (il Fondo europeo di stabilità finanziaria), ciò equivale a dire che l'Unione Europea è in grado di garantire non più del 20% dei debiti dei paesi a rischio.
Lo scorso fine settimana, il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner, ha centrato la riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) a Washington, sul rischio di fallimento dell'accordo europeo per il salvataggio della Grecia titolandolo "fallimenti a catena, corse agli sportelli e rischi catastrofici". Intanto, mentre i politici cercano di spostare il più avanti possibile il tempo dei fallimenti, l'indebitamento in Europa e la disoccupazione negli Stati Uniti stanno spingendo il mondo verso la recessione, la cui minaccia spinge ad una massiccia vendita di azioni allo scoperto.
Per più di un anno e mezzo, i funzionari dell'Unione Europea hanno escogitato qualsiasi genere di stratagemmi, quasi sempre di facciat! a, per evitare l'insolvenza della Grecia. In cambio dei 110 miliardi di euro del piano di salvataggio, i creditori europei e il FMI (Fondo Monetario Internazionale) speravano che la Grecia potesse applicare un piano di austerità in grado di risanare i conti, utopistico se associato a un'economia in calo e a un settore privato anch'esso in contrazione. Infatti, il governo Greco ha speso più soldi nei primi otto mesi di quest'anno che in tutto il 2010, alimentando la speculazione sul fatto che non si riuscisse a raddrizzare il problema.
Nei piani di austerità non si fa altro che aumentare le tasse e tagliare le spese, ma scarsa attenzione è data a misure per la crescita. E per l'economia moribonda della Grecia, che si è contratta del 4.5% nel 2010 e presumibilmente di un altro 5% quest'anno, una totale assenza di stimoli porterà ad una situazione ancora peggiore. La disoccupazione è volata alle stelle e i Greci sono scesi in piazza tra rivolte e proteste, sfociate anche nel! sangue.
Con la Grecia sull'orlo del fallimento, una recessione europea pare probabile e con un'Italia sempre più indebitata, un paese troppo grande da salvare, avanza lo spettro di un'enorme crisi bancaria, che attraverserebbe in un attimo l'Atlantico, raggiungendo una dimensione che porterebbe a picco con sé banche e mercati di tutto il mondo. A rendere lo scenario ancora più fosco, c'è il fatto che non si sa se il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF), meccanismo che oggi dovrebbe poter contare su circa duecentocinquanta miliardi di garanzie, sarebbe in grado di far fronte allo scenario più negativo. L'Italia, il secondo paese più indebitato dell'Euro-zona, ha l'incredibile cifra di 2200 miliardi di dollari di debito. In base alle garanzie del EFSF le banche tedesche avrebbero non più di 70 miliardi di euro da spendere nei titoli di stato italiani, irlandesi, greci, portoghesi e spagnoli; la quota già detenuta nei loro bilanci ha un valore attuale di 500 miliar! di di euro, che è considerevolmente inferiore di quello riportato in base al prezzo di acquisto.
Settimana scorsa, il Fondo Monetario Internazionale, ha allarmato tutti dicendo che questa crisi europea del debito ha generato un rischio di credito per le banche del continente, che supera i 300 miliardi di euro, che dovrebbe portare ad immediate ricapitalizzazioni. Solitamente le crisi bancarie vengono risolte con un salvataggio da parte dello stato, ma nella maggior parte dei paesi europei gli stati sono talmente indebitati, che i problemi del settore bancario non sembrano proprio risolvibili.
Ciò ha reso evidente la necessità che i politici europei facciano qualcosa e che lo facciano presto. Come se non bastasse, ci si è messa anche la Federal Reserve, secondo la quale, data la loro previsione di modesta crescita, ci sarà un "significativo aggravarsi dei rischi". Per di più, i legislatori americani, democratici e repubblicani, si sono messi a litigare senza dare segn! i di una possibile cooperazione verso misure importanti.
I mercati, che sono sempre stati un passo avanti rispetto alla previsione dei politici in Europa, ci dicono che c'è quantomeno un 94% di possibilità che la Grecia fallisca. Gli investitori hanno bisogno di credere che i "policy maker" possano attuare un serio piano di salvataggio, abbastanza grande da prendersi carico dei bond greci, portoghesi, spagnoli, italiani e da salvare le banche europee. Tutto ciò però, pare al quanto improbabile.
Con un'altra crisi finanziaria in avvicinamento, gli investitori dovrebbero prendere la posizione più difensiva possibile, aumentare la liquidità, vendere titoli in società minori e concentrarsi sulla qualità. L'oro luccicherà ancora, ma per ora c'è da attendersi diverse giornate con cadute da cento dollari l'oncia.
John Stephenson
Autore del Piccolo Libro per Investire nelle Materie Prime
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